Nota del Pontificio Consiglio della Cultura sulla richiesta di rimozione del Monitum

SULLA PROPOSTA DI REVOCA DEL “MONITUM” DEL 1962

RIGUARDANTE TEILHARD DE CHARDIN

 

La proposta di chiedere al Santo Padre la revoca del Monitum sulle opere di Teilhard di Chardin è sorta durante i lavori dell’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura Futuro dell’Umanità. Nuove Sfide all’Antropologia, che si è tenuta a Roma dal 15 al 18 Novembre. Essa, suggerita inizialmente dal Prof. Piero Benvenuti, Ordinario di Astrofisica dell’Università di Padova, non è stata formalmente sottoposta a votazione, ma è stata semplicemente accolta dai partecipanti, dei quali molti hanno apposto la propria firma in calce a una lettera indirizzata al Santo Padre in tal senso. Tra di loro ci sono Cardinali, Vescovi e Laici, tra i nostri membri e consultori, provenienti da tutto il mondo.

La proposta si è inserita nella tematica generale della Plenaria, che ha richiesto un maggior dialogo tra scienziati, tecnologi, filosofi e teologi alla ricerca di una nuova antropologia. Anche il Papa nel suo discorso ai partecipanti alla Plenaria ha incoraggiato “un maggiore dialogo anche tra la Chiesa, comunità dei credenti, e la comunità scientifica”. P. Teilhard de Chardin, che era un paleoantropologo, ha cercato tutta la sua vita una visione più integrata e unitaria della realtà umana, nella quale il dato dell’evoluzione si inserisse in modo naturale all’interno della visione biblica di un mondo creato e in costante tensione verso la sua pienezza.

La lettera chiede al Santo Padre di “considerare la possibilità di revocare il Monitum che dal 1962 è stato imposto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (già Sant’Uffizio) sugli scritti del P. Pierre Teilhard de Chardin SJ”.

In questo senso ciò che ci si aspetta non è soltanto la revoca del Monitum, – che peraltro appare certamente superato dalla stessa realtà – ma un impulso più deciso sulla via di un maggior dialogo tra la teologia e la scienza.

Il Monitum è stato semplicemente superato dalla realtà, perché le nostre conoscenze odierne sull’origine dell’uomo e sulla Bibbia sono andate oltre le polemiche che stanno alla base del Monitum. Basti pensare, per esempio, all’intervento di Giovanni Paolo II alla Pontificia Accademia della Scienze nel 1996, nel quale egli dichiarava che “oggi […] nuove conoscenze conducono a non considerare più la teoria dell’evoluzione una mera ipotesi”. Oppure si pensi alla “complessificazione” di cui parlava Teilhard, divenuta oggi un dato acquisito dalla biologia.

È chiaro che il tentativo di interpretazione filosofico-teologica proposto da Teilhard appare alquanto difettoso in alcuni punti, e che l’imprecisione del suo linguaggio non sempre aiuta a una sua corretta comprensione, come hanno riconosciuto alcuni grandi teologi e ammiratori della sua opera – basti citare il Card. Henri de Lubac, teologo, confratello ed estimatore di Teilhard nell’opera Il pensiero religioso del P. Teilhard de Chardin. Ma ciò che rimane valido è il tentativo di cercare una visione unificata, di integrare il dato scientifico e quello biblico, la materia e lo spirito, non come la giustapposizione di elementi estrinseci, ma come parte di un unico progetto. È, però, importante in questa prospettiva conservare la distinzione tra i diversi approcci della scienza e della teologia.

Il Magistero, inoltre, ha accolto sempre più, sia pure in maniera indiretta, elementi della visione teilhardiana. Il pensiero del P. Teilhard, ad esempio, ebbe un influsso determinante nell’impianto della Costituzione conciliare Gaudium et spes, né sono mancati espliciti rimandi alla sua visione da parte di J. Ratzinger1, Paolo VI, Benedetto XVI2 e ultimamente Francesco3, che hanno citato pubblicamente il pensiero di Teilhard. Significativo è stato Paolo VI che, pochi anni dopo il Monitum, parlava di Teilhard come di “uno scienziato che aveva saputo, scrutando la materia, trovare lo spirito, e che aveva dato una spiegazione dell'universo capace di rivelare in esso la presenza di Dio, la traccia di un Principio Intelligente e Creatore” (cfr. Allocuzione, 24.2.1966, Insegnamenti , IV [1966], 992-993).

Da molto tempo Teilhard è letto e studiato, senza gli eccessi di entusiasmi a suo favore oppure contro le sue tesi, ma con uno spirito più critico e sereno, che permette di valutarne appieno la portata, l’originalità e anche le criticità.

Dal punto di vista delle azioni simboliche, la cancellazione del Monitum sarebbe un gesto eloquente di incoraggiamento al dialogo mutuo tra scienza e fede.

 

1 Su questo punto si veda J. Ratzinger, Theologische Prinzipienlehre (1982).

2 Omelia nella Celebrazione dei Vespri nella Cattedrale di Aosta, 24 luglio 2009.

3 Enciclica Laudato Si’, nota 53.

Pontificio Consiglio della Cultura
Roma, 24 novembre
2017