Recensione a Une parole attendue. La circulation des polycopiés de Teilhard de Chardin, di Mercè Prats

Leandro Sequeiros

Une parole attendue. La circulation des polycopiés de Teilhard de Chardin[1]

Recensione di Leandro Sequeiros di Une parole attendue. La circulation des polycopiés de Teilhard de Chardin, di Mercè Prats (Salvator, Paris 2022)

 

 

A partire dal 1922, il gesuita e scienziato Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955) fu oggetto di sospetti da parte della Congregazione Vaticana del Sant’Uffizio a causa della stesura di una “Nota su alcune rappresentazioni storiche possibili del peccato originale”. Questo documento si riferiva alla sintesi di un confidenza privata di Teilhard a Parigi, che una mano invisibile aveva fatto giungere fino a Roma. Lo si accusava di negare in questo scritto il dogma del peccato originale ereditato da Adamo ed Eva, considerato fondamentale nella fede cattolica. Come conseguenza di questo incidente, Teilhard de Chardin verrà destituito della sua cattedra di Geologia presso l’Institut Catholique di Parigi. Alcuni autori mettono questo incidente in relazione anche con il suo invio successivo in Cina per compiere spedizioni geologiche e paleontologiche.

Alcune fra le sue pubblicazioni filosofico-teologiche non otterranno la necessaria approvazione per la stampa e non poterono vedere la luce prima della sua morte. In una Francia segnata dall’anticlericalismo, mentre la Chiesa cattolica continuava ad essere profondamente toccata dalle conseguenze della crisi modernista, per il gesuita si trattava di trovare una strategia per aggirare il problema. Attraverso una appassionante investigazione storica e letteraria, la dottoressa Mercè Prats ci offre la narrazione della diffusione delle idee teilhardiane nel mondo. Mercè Prats ha conseguito un dottorato in storia, è docente all’Università di Reims ed è documentarista presso la Fondation Teilhard de Chardin, che ha sede nell’Istituto di paleontologia umana di Parigi.

Il lavoro minuzioso della dottoressa Mercè Prats permette di illuminare uno degli episodi più curiosi della storia recente del pensiero cattolico francese: seguire i passi delle copie ciclostilate quasi clandestinamente dei testi di Teilhard. Grazie ai dati di tutti gli archivi disponibili, l’autrice di questa ricerca ricostruisce in modo irrefutabile l’avventura della diffusione ciclostilata degli scritti di Pierre Teilhard de Chardin. Prats ha consultato i voluminosi procedimenti relativi al gesuita negli archivi della Congregazione per la Dottrina della Fede (già del Sant’Uffizio) e nella Curia Generalizia della Compagnia di Gesù a Roma. Molti di questi documenti erano sconosciuti, inoltre gli archivi corrispondenti al pontificato di Pio XII sono stati resi consultabili per gli studiosi solo quando sono stati desecretati, nel 2020.

Teilhard visse sempre con angoscia il suo duplice impegno: da una parte, la sua appartenenza alla Compagnia di Gesù e dall’altra, la sua fedeltà ad idee che credeva avrebbero illuminato molti scienziati non credenti circa l’incontro tra il sapere razionale e scientifico e l’adesione alla figura di Cristo, punto Omega di tutta la Creazione. Gli scritti che vengono copiati e diffusi sono in genere di contenuto spirituale nei quali – non c’è dubbio – è possibile trovare prospettive teologiche non molto ben viste in quegli anni della metà del XX secolo. Dopo un capitolo introduttivo di carattere storico, Mercè Prats ricostruisce una cronologia molto precisa relativa alla diffusione per copie ciclostilate dei manoscritti di Teilhard. Negli anni fra il 1925 e il 1927, questi documenti si diffondono all’interno della famiglia e tra alcuni amici gesuiti. Dopo la proibizione di pubblicare L’ambiente divino (1927), si apre una seconda fase nella diffusione a ciclostile degli scritti.

Presso due copisterie gestite da amici, si stampano 300 copie che vengono distribuite fra amici e seguaci di Teilhard. Più tardi, in una terza tappa, al ritorno dalla Cina nel 1946 e, soprattutto, quando Teilhard nomina Jeanne Mortier sua erede, la diffusione clandestina si moltiplica. Suddivisa in tre parti,  corrispondenti a tre momenti nella vita di Teilhard, questa ricerca storica è sostenuta da una solida impalcatura documentaria. Questo libro corrisponde in gran parte alla premessa della tesi di dottorato dell’autrice, Le teilhardisme. Réception, adoption et travestissement de la pensée de Teilhard de Chardin, à la croisée des sciences et de la foi, au coeur des “Trente Glorieuses” en France (1955-1968), tesi difesa il 7 dicembre 2019 presso la Sorbona di Parigi. Nella prima parte (“La conventicola dei seguaci di Teilhard, 1916-1938”), viene descritta la timida diffusione dei suoiscritti, in particolare i 22 testi inviati alla cugina Marguerite Teillard-Chambon dalle trincee nel periodo della guerra (1916-1919). Dell’iniziativa si incaricò la cugina Marguerite, la quale desiderava che le notizie di Pierre giungessero alla famiglia e agli amici più intimi. Non si pensava ancora di farne un libro. Nella seconda parte (“Una rete di amici dedicati ‘alla causa’, 1938-1950”) si descrive come la rete di coloro che ricevevano gli scritti ciclostilati di Teilhard de Chardin si sia considerevolmente ampliata.

Con l’entrata in scena di Jeanne Mortier, questa diffusione clandestina assume un aspetto professionale. Ed è qui che amici di Teilhard, come i teologi Bruno de Solages o Henri de Lubac, con i quali Pierre si era confrontato riguardo le sue riflessioni, fanno in modo di incanalare gli  impulsi di Jeanne Mortier ed iniziano questa fase di diffusione dei testi teilhardiani in un circolo più ampio ma comunque sempre piuttosto intimo. Nella terza parte (“Leggerlo come una memoria scientifica, 1950-1955”) è riportata la decisione di Teilhard riguardo ai suoi scritti. Teilhard si muove tra la fedeltà alle sue idee e la fedeltà alla Chiesa e alla Compagnia. Il suo superiore religioso gli consente di redigere il suo testamento in vita a favore di Jeanne Mortier che entrerà da quel momento in possesso degli scritti di Teilhard. È lei ad organizzare i testi, a prepararli per una futura pubblicazione editoriale e a radunare un comitato internazionale che sovrintenda a questo lavoro scientifico che culminerà quando, dopo la morte di Pierre Teilhard de Chardin il giorno di Pasqua, 10 aprile 1955, inizia la pubblicazione dei suoi scritti presso le edizioni du Seuil di Parigi, senza che sia necessario il nihil obstat della Compagnia né della Chiesa.

 

traduzione dallo spagnolo di Franco Bisio

 

[1] Originariamente pubblicata su Razón y Fe 287 (2023), 164-166; reperibile anche sul sito https://blogs.comillas.edu/FronterasCTR/?p=7791

 

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