Integrare le visioni del mondo di scienza e fede

Hilda Geraghty

Integrare le visioni del mondo di scienza e fede[1]

Hilda Geraghty vive a Dublino, è un’insegnante di Scuola secondaria in quiescenza, ha conseguito qualifiche post-laurea in Spiritualità, Catechesi e Pastorale giovanile. Cura il sito Seeing Whole with Teilhard de Chardin (indirizzo @teilharddechardinforall.com) dedicato all’approfondimento del pensiero del gesuita francese

 

 

Una sfida urgente per la teologia

                                                                                    

"I buchi neri deformano l'universo come una sala di specchi"

Alcuni di voi avranno visto la recente, bellissima serie Universe di Brian Cox, trasmessa da BBC 4. L’episodio sui buchi neri sembrava inverosimile: Cox infatti spiegava come tutti i meccanismi dello spazio-tempo cessano del tutto nell’orizzonte degli eventi di questi “mostri”, che ingoiano tutte le stelle vicine e anche buchi neri più piccoli. Posti al centro delle galassie, esercitano un super-controllo, forze che modellano l’universo, come inquietanti fessure nella sua struttura. Poi, al termine di queste immagini soverchianti, la telecamera in modo del tutto inaspettato si spostava sulle bellissime rovine di una cattedrale gotica scoperchiata, fra campi verdi, mentre Cox camminava al suo interno. Da una volta sotto l’antica navata, Cox cominciava a riassumere quanto ci aveva detto riguardo i buchi neri, senza alcun riferimento alla cattedrale in rovina. L’immagine era puramente eloquente per se stessa, ed era molto efficace, perché era impossibile associare nella propria mente le tremende immagini di un enorme buco nero e l’idea di un Creatore Personale  di tutto. Questi mostri ingoiano anche Dio! Le scoperte della scienza gettano totale discredito sulla fede e sua interpretazione della realtà. Il cristianesimo e la sua visione del mondo non sono altro che affascinanti rovine del passato.

                                                                                    

 

Tutto ciò era così penetrante che, alla fine della trasmissione e dopo che il significato simbolico della chiesa in rovina mi era apparso chiaro, sentivo di aver ricevuto una sfida. Mi sentivo anche molto insofferente nei confronti della Chiesa, che non sembra attribuire importanza a problemi seri come:

 

qual è il posto di Cristo nella storia dell’universo – il suo passato, presente e futuro?

qual è il posto di Cristo nella storia dell’evoluzione, il suo passato, presente e futuro?

Ovvero, Cristo ha ancora un posto?

 

Se la fede intende rimanere credibile ancora a lungo, bisogna trovare e proclamare queste risposte, e se la Chiesa non se ne occupa, presto potrebbe seguire la sorte della chiesa in rovina di cui sopra, perlomeno nelle vite della generazioni più giovani. Molti bambini avranno trovato un dinosauro fra i regali di Natale, ma possono coesistere Gesù e i dinosauri nella mente di un bambino? O nella testa di un cristiano adulto, se per quello? Quale visione del mondo può trovare posto per entrambi ed avere senso?

La Chiesa ha evitato per troppo tempo la sfida che la scienza poneva alla sua visione del mondo. Come si è opposta ad una visione eliocentrica del cosmo, condannando Copernico e Galileo, oggi è del tutto in difficoltà davanti alla nuova cosmologia e alla nuova antropologia. Tuttavia, come disse nel 1925 Alfred North Whitehead, “la religione non riconquisterà il suo potere finché non affronterà il cambiamento così come lo affronta la scienza”.

Troppo a lungo scienza e fede hanno vissuto in mondi diversi, cioè, strutture mentali diverse.  Non possiamo limitarci ad affermare che non c’è nessun conflitto teoretico fra loro. La teologia deve mostrarsi in grado di vivere nella cultura scientifica attuale e di collegare le sue verità di fede trascendenti con quel mondo. Voglio dire, i teologi in quanto esseri umani devono dimostrare di poter vivere appassionatamente in entrambi i mondi e possono unirli in una sintesi nuova, significativa ed ispiratrice. Pochi teologi hanno lottato con la materia - ciò che fanno gli scienziati.

Già molto tempo fa, studente diciannovenne di Arte all’University College di Dublino alla fine degli anni Sessanta, ebbi la sgradevole sensazione che la mia bella fede fosse qualcosa che non facesse parte del mondo moderno. Forse le discussioni a tarda sera fra mio padre e miei fratelli più grandi, su come conciliare la teoria dell’evoluzione con il racconto della creazione nella Genesi, mi avevano reso meno sicura riguardo la fede ad un livello intellettuale.

 

Teilhard de Chardin

E allora, in modo del tutto provvidenziale, assistetti una sera  a una conferenza presso la French Society su qualcuno chiamato Pierre Teilhard de Chardin. Ascoltai, incantata, e mi ritrovai piena di speranza e di gioia! Ecco una persona che affrontava la questione scienza-fede a testa alta. La sua visione della realtà, intessuta in una singola realtà fisico-spirituale, era stupefacente e assolutamente ispiratrice. Improvvisamente smisi di sentirmi fuori moda a causa della mia fede. Teilhard invece mi faceva sentire come una cristiana dell’era spaziale! Lessi allora due delle sue opere più importanti, L’ambiente divino e Il fenomeno umano, che divennero il fondamento della mia fede per il resto della vita. Egli mi ha salvato da una visione del mondo dualistica, debilitante.

Le sue idee? A grandi linee, tutto gira attorno al significato di coscienza.

La potenza degli atomi originali creati nel Big bang per associarsi efficacemente gli uni gli altri ha formato la materia dell’universo. Questa energia positiva, la capacità di entrare in relazione, di combinare, è la base di tutto ad ogni livello. Al livello più elevato può essere definita amore-energia.

L’alba della vita ha prodotto di fatto una sempre maggiore complessità nella materia. La crescita della coscienza attraverso organismi sempre più complessi è stata l’obiettivo dell’universo in tutta la sua durata.

L’evoluzione è l’ascesa della coscienza, e gli uomini sono l’universo ora divenuto cosciente di sé. L’evoluzione è in corso, con una lunga strada da percorrere, e come uomini siamo adesso responsabili per la sua direzione.

Cristo è organicamente legato all’universo, fin dall’inizio la sua incarnazione era prevista, ed egli è più che un Salvatore di anime (per quanto sia anche fondamentalmente questo). Egli è la via presente e  futura che l’evoluzione deve prendere.

“Tutto ciò che sale, converge”. Il Cristo risorto ricopre il ruolo di punto omega, il punto necessario di una evoluzione convergente, in tutto diviene uno grazie all’energia positiva dell’amore, divinizzato, mantenendo comunque la propria individuale personalità. È una visione unificata della realtà nel suo complesso.

Scienza e fede si rinforzano a vicenda. L’opera del Dio Triuno è una.

Scrive Teilhard:

“L’Evoluzione, per molti, è ancora solo Trasformismo […] Davvero dei ciechi che non vedono l’ampiezza di un moto la cui orbita, superando infinitamente le Scienze naturali, ha successivamente raggiunto e invaso attorno a loro, la Chimica, la Fisica, la Sociologia, e persino la Matematica e la storia delle Religioni. Uno dopo l’altro, tutti i campi della conoscenza umana si mettono in moto, trascinati insieme da una stessa corrente di fondo, alla ricerca di qualche sviluppo… L’Evoluzione è una condizione generale alla quale devono conformarsi e soddisfare ormai tutte le teorie, tutte le ipotesi, tutti i sistemi, se vogliono essere pensabili e veri […] Una luce che illumina tutti i fatti, una curvatura che tutte le linee devono seguire: ecco ciò che è l’Evoluzione”.[2]

Pierre Teilhard de Chardin, prete gesuita e scienziato francese, visse dal 1881 al 1955, e trascorse gran parte della sua vita operando come paleontologo in Cina. Vivendo perlopiù in una comunità scientifica cosmopolita, era acutamente conscio del fatto che il cristianesimo non attirava molti fra i suoi colleghi e amici. Pragmatici per natura, lo ritenevano troppo oltremondano, scoraggiante nei confronti della loro passione umana di scoprire, comprendere e dare forma a questo tangibile mondo materiale. Teilhard dedicò molta parte della sua riflessione a cercare un modo per superare il loro disprezzo per il cristianesimo, producendo una grande quantità di scritti. Tuttavia, in Vaticano, teologi dalla mentalità rigida opponevano resistenza all’idea di evoluzione, e durante tutto il corso della sua vita gli fu proibito di pubblicare i suoi scritti in proposito. Conosciuti solo dopo la sua morte, gli scritti vennero pubblicati da alcuni amici. Egli sopportò santamente con pazienza ed umiltà questa imposizione al silenzio, privo di risentimento.

 

Oggi: sfide e sviluppi

Teilhard ha fornito un intero assortimento di idee che sperava altri avrebbero ulteriormente sviluppato. Aveva mostrato dove trovare le risposte alle domande che abbiamo posto all’inizio. Le sue intuizioni sono decisamente importanti, ma negli oltre cinquant’anni trascorsi da quando ascoltai quella conferenza illuminante, non ho ancora sentito la parola evoluzione pronunciata in un ambiente ecclesiastico. I racconti della Genesi circa l’origine del mondo e  dell’uomo sono letti periodicamente, come impone la liturgia, ma senza alcun tentativo di commento o spiegazione. Forse un gran numero di persone li interpreta in modo letterale? Ciò è scoraggiante e deludente per la Chiesa. Le risposte ci sono e devono essere elaborate, ma la Chiesa non sembra avvertire l’urgenza di trovarle e svilupparle per consegnarle ad un largo pubblico, nonostante le nostre chiese vuote, prive di giovani. Questo significa presentare “un Cristo troppo piccolo”, per usare un’espressione teilhardiana, un Cristo che non cattura più l’immaginazione, che non occupa più il centro della scena come accadeva in una versione ridotta, greca dell’universo.

Tuttavia, recentemente ho provato grande gioia scoprendo che è in corso un “Progetto Teilhard” negli Stati Uniti, condotto da Frank e Mary Frost, volto a produrre un documentario televisivo di due ore su Teilhard e il suo pensiero.

A sua volta, ciò mi ha portato a scoprire il Center for Christogenesis, di nuovo in America, fondato da Ilia Delio, una teologa francescana, dedicato a promuovere e sviluppare le idee di Teilhard. Organizzano mensilmente conferenze e discussioni online su aspetti del pensiero di Teilhard, tenute da eminenti oratori, e editeranno a breve una pubblicazione semestrale. I numerosi libri di Delio, costruiti attorno alle intuizioni di Teilhard sono illuminanti, e tracciano una entusiasmante visione di come il cristianesimo potrebbe reinventarsi nel nuovo millennio.

Parlando durante un podcast, Delio ha affermato:

“Perché un Centro per la Cristogenesi? Perché fornisce una consapevolezza cosciente che Cristo è ancora in formazione. E che comunque Cristo non appartiene ai cristiani. Come ci ricorda Raimon Panikkar, esiste una Cristofania, una dimensione cristica di ogni parte della vita, di ogni persona: ciò significa che c’è una profonda dimensione divina in ogni creatura vivente, e la Cristogenesi è un risveglio a questa profonda dimensione divina di ogni vita, e delle nostre vite, verso il rinnovamento della vita sulla Terra.

Il Centro per la Cristogenesi è uno sforzo per integrare scienza e religione, verso una pienezza integrale in cui noi stessi veniamo spiritualmente trasformati, così da partecipare creativamente al dispiegarsi di un nuovo mondo, per mezzo di strutture e relazioni nuove, fondate sull’amore. La Cristogenesi  è la nascita di Cristo in evoluzione. L’evoluzione è un processo incompiuto, e Cristo è una persona non ancora compiuta, e perciò l’amore divino che si incarna nelle nostre vite, e il prendere vita delle cose nell’universo, altro non è che l’edificazione di Cristo, o il ‘nascere’ di Cristo.

Noi, esseri coscienti in questo processo evolutivo, siamo chiamati ad una nascita cosciente di questa potenza d’amore divina in noi, così che il mondo stesso possa muovere più intensamente verso una pienezza di vita nell’abbraccio dell’amore divino. Abbiamo il potere di creare un mondo nuovo.

Abbiamo il desiderio e la volontà di farlo? Penso che soltanto se lavoriamo insieme, questa visione è possibile”.

 

Delio, e altri che seguono questo nuovo approccio olistico, relazionale ed unitivo, rinnovano la mia convinzione che è possibile essere un cristiano cosmico, vale a dire, che si sente a proprio agio come cristiano in un mondo imbevuto di cultura scientifica. Mi riempiono di speranza – un dono molto gradito in questi tempi grigi per la Chiesa.

Il mio solo desiderio è che una gran numero di persone siano in grado di scoprire come il Cristianesimo posa esplodere con significato e rilevanza rinnovati se abbraccia l’evoluzione e l’ampia visione cosmica attuale. Con le parole di Hopkins,

“… e il fuoco erompe da te un bilione

di volte più bello, dove più il rischio è mortale. O mio cavaliere!”.[3]

 

Noi cristiani possiamo evolvere ed imparare ad attribuire a Cristo il suo vero posto integrale, organico come meta suprema di coscienza, perla preziosa di questo stupefacente universo di buchi neri. Teilhard ha aperto la via. Qualcuno segue…

 

Egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà,

secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito

per realizzarlo nella pienezza dei tempi:

il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose,

quelle del cielo come quelle della terra” (Ef. 1,9-10)

 

 

 

[2] Pierre Teilhard de Chardin, Il fenomeno umano, Queriniana, Brescia 1995, p. 204

[3] Gerald Manley Hopkins, “Il gheppio”. Traduzione di Maurizio Clementi. Nell’originale: “… and the fire that breaks from thee then, a billion / Times told lovelier, more dangerous, O my chevalier!(“The Windhover. To Christ Our Lord”)