Pierre Teilhard de Chardin sintetizza e riassume in prima persona le linee fondamentali del proprio pensiero

a cura di Annamaria Tassone Bernardi

Ci pare interessante portare a conoscenza del pubblico che legge Teilhard in Italia, un paio di note redatte dall’autore, facenti parte della raccolta di saggi intitolata Le Coeur de la Matière pubblicata a Parigi dalle éd. du Seuil nel 1976 (pag. 171 e pag. 179). Il libro in questione fu tradotto e egregiamente pubblicato dalla Editrice Queriniana nel 1993. I due brevi scritti, che qui di seguito presentiamo, non vi si trovano tuttavia inseriti. Pensiamo di fare cosa gradita e soprattutto utile, a chi si accosta al pensiero di questo grande e complesso pensatore, offrendone la traduzione italiana.

La mia posizione intellettuale

Inviandomi questo testo, Padre Teilhard mi scriveva:”accludo una pagina che ho appena inviato ad un collega di Namur che mi ha chiesto (per un libro che sta pubblicando) che gli esprimessi il mio punto di vista” (Jeanne Mortier)

Essenzialmente il pensiero di Padre Teilhard de Chardin non si esprime in una Metafisica, ma in una sorta di Fenomenologia. Egli ritiene che alla nostra osservazione si imponga una certa legge di ricorrenza che fonda e domina tutta l’esperienza., ma in una sorta di Fenomenologia. Egli pensa che alla nostra osservazione si impone una certa legge di ricorrenza che fonda e domina tutta l’esperienza: la legge di "complessità-coscienza", in virtù della quale, all’interno della Vita, la stoffa cosmica si avvolge sempre più su di sé, secondo un processo di organizzazione che si misura attraverso un accrescimento correlativo di tensione (o temperatura) psichica. Nel campo della nostra osservazione, l’Uomo riflessivo rappresenta il termine elementare più elevato di questo movimento di organizzazione. elementare. Ma, al di sopra dell’Uomo individuale, l’avvolgimento si prolunga ancora, attraverso il Fenomeno sociale, in seno all’Umanità, al termine della quale si lascia intravedere un punto superiore e critico di Riflessione collettiva.
Da questo punto di vista, la "Ominizzazione" (socializzazione inclusa), è un fenomeno convergente (che presenta cioè un limite superiore, o "punto di maturazione" interno). Ma questo fenomeno convergente è egualmente, per struttura, di natura irreversibile: nel senso che l’Evoluzione, diventata riflessa e libera nell’Uomo, non potrebbe più continuare il suo cammino ascendente verso la complessità-coscienza se non riconoscendo che "l’avvolgimento vitale" non solo sfugge (in avanti) ad un annullamento o morte totale, ma che per di più raccoglie tutta l’essenza preservabile di ciò che la Vita avrà generato cammin facendo. Questa esigenza implica strutturalmente l’esistenza, al termine superiore della Convergenza cosmica, di un centro trascendente di unificazione, "il Punto Omega". Senza questo punto focale, ad un tempo irreversibilizzante e collettore, è impossibile salvare la legge di ricorrenza evolutiva, - fino al suo fine.

In un secondo tempo Padre Teilhard de Chardin costruisce su una "fisica";
1) Dapprima un’Apologetica: sotto l’influenza illuminatrice della grazia, il nostro spirito riconosce, nelle proprietà unitive del fenomeno cristiano, una manifestazione (riflessione) di Omega sulla coscienza umana; e identifica l’Omega della ragione con il Cristo-Universale della Rivelazione.
2) E una mistica, nello stesso tempo: l’Evoluzione intera viene ricondotta a un processo di unione (di comunione) a Dio, diventa integralmente attraente e amabile fin nell’intimo dei nostri più estremi sviluppi.

Presi insieme, i tre aspetti del sistema (fisico, apologetico e mistico) suggeriscono e tracciano agevolmente una Metafisica dell’Unione, dominata dall’Amore, e dove il problema stesso del Male trova una soluzione intellettuale semplice e plausibile (necessità statistica di disordine all’interno di una moltitudine in corso di organizzazione).
Si è rimproverato a questa "filosofia" di non essere altro che un concordismo generalizzato. A questa critica Padre Teilhard de Chardin risponde che non si deve confondere concordismo con coerenza. Religione e Scienza rappresentano evidentemente sulla sfera mentale, due diversi meridiani che sarebbe sbagliato non separare (errore concordista). Ma questi meridiani devono necessariamente incontrarsi da qualche parte su un polo di visione comune (coerenza): altrimenti, tutto crolla in noi, nell’ambito del pensiero e della conoscenza.
New York, aprile 1948.

 

Alla base della mia posizione

Nota indirizzata a R.F.Janssens, Superiore generale della Compagnia di Gesù, al momento di chiedere, da parte di Padre Teilhard, l’approvazione della pubblicazione (poi negata) del libro Il Fenomeno Umano.

1.- Alla base del mio orientamento intellettuale e delle mie attività, da quarant’anni, si situa la tripla convinzione, sempre crescente 
a) Dapprima che (per numerose e irresistibili ragioni) siamo appena entrati in un periodo di neo-umanesimo (caratterizzata dal sospetto, o anche dall’evidenza, che l’Uomo è lungi dall’aver concluso la curva biologica della sua crescita, -cosa che gli conferisce non solo un futuro, ma un avvenire).
b) Poi, che il conflitto (apparente) tra questo neo-umanesimo e la formulazione "classica" del Cristianesimo è la fonte profonda di ogni inquietudine religiosa attuale.
c) Infine che la sintesi "in Christo Jesu" tra la forza ascensionale del Cristianesimo tradizionale e la forza propulsiva del neo-umanesimo moderno è ciò che il nostro mondo attende oscuramente per essere salvato (la Compagnia, incidentalmente, ritrova proprio qui, ad uno stadio superiore, il ruolo che ricopriva già 400 anni fa, nei confronti dell’Umanesimo rinascimentale).

2. – Né nel mio libro (Il Fenomeno umano), né eventualmente nei miei corsi (al Collège de France o in America) affronto (nè intendo affrontare) esplicitamente tale problema religioso di fondo. In entrambi gli ambiti, il mio scopo è semplicemente di presentare in modo oggettivo (al di fuori di ogni filosofia e teologia) le basi e le prospettive sperimentali di quello che ho appena chiamati neo-umanesimo contemporaneo. – vedo, nel presentare ciò, i seguenti vantaggi:
a) Dimostrare, con l’esempio, che un cristiano (e addirittura un religioso) può (o anche deve logicamente) essere pienamente "umano" come lo è un marxista. Plus et ego….
b) Stabilire razionalmente (al di fuori di ogni a-priorismo) che nelle prospettive del neo-umanesimo – preso sul suo terreno storico – si impone il primato dello Spirito – se si vuole giustificare "biologicamente" una continuazione, per l’Umanità, del suo cammino in avanti.
c) Appoggiare e propagare una visione "fenomenica" dell’Universo che mi pare non solo vera, ma vitale per il progresso spirituale dell’Uomo del nostro tempo: nel senso che è nelle prospettive e le dimensioni di un Mondo in via di convergenza che il Cristianesimo trova (a mio avviso…) un ottimo ambiente (psicologico e intellettuale) per i suoi futuri sviluppi.

 

Nessuno pensa di rimproverare il canonico Lemaître per averci parlato di un "Universo in espansione (spaziale)". Personalmente, non faccio altra cosa che proporre la prospettiva (complementare) di un Universo "che si avvolge (organicamente, cioè fisico-chimicamente e psichicamente) su sé stesso". Non c’è più filosofia o teologia qui che là. Ma qui, come avrebbe detto Péguy, c’è per molti nostri contemporanei un "portico" d’accesso, ne sono sicuro, alla Chiesa.

Roma, 7 ottobre 1948
 

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