Le intuizioni scientifiche, sociali e religiose di Teilhard de Chardin

Gérard Donnadieu

Le intuizioni scientifiche, sociali e religiose di Pierre Teilhard de Chardin

 

Gèrard Donnadieu è Ingegnere, Dottore in Scienze Fisiche, Abilitato in Scienze e Teologia delle religioni, Professore associato all’Università di Parigi, Professore nella Scuola Cattedrale di Parigi e al Collegio dei Bernardini, dove tiene corsi su Teilhard.  È Presidente dell’Association des Amis de Pierre Teilhard de Chardin di Parigi

 

            Nel nostro mondo disilluso, segnato dalla crisi economica mondiale, dal pericolo del riscaldamento climatico, dalla fine delle ideologie, il pensiero di Padre Teilhard de Chardin ritorna di attualità. E’ addirittura possibile che, come ha scritto Georges Ordonnaud, mio predecessore come Presidente dell'Association des Amis de Pierre Teilhard de Chardin, il XXI secolo diventi “l'alba dell'era teilhardiana”.Che cosa  mi autorizza a pensare e affermare che l'attuale situazione rappresenti una formidabile opportunità di rilancio del pensiero di Teilhard?

            Da una parte, dopo il Colloquio di Roma tenuto nel 2004 all'Università Gregoriana e presieduto dal Cardinal Poupard, gli ultimi sospetti che ancora offuscavano la ricezione da parte della Chiesa cattolica del pensiero di questo suo figlio geniale, fedele fino all'eroismo e la cui vita costituisce una testimonianza del suo indefettibile attaccamento alla fede cristiana, sono caduti. quindi è possibile ora utilizzare i canali religiosi per promuovere il pensiero di Padre Teilhard, in particolare nei luoghi di insegnamento. Dall'altra le idee che nel corso dell'ultimo mezzo secolo avevano potuto costituire un potente freno alla diffusione del pensiero di Teilhard stanno ormai per esaurirsi.  Penso sicuramente all'ideologia marxista, oggi moribonda, ma che ha rappresentato per milioni di esseri umani, tra cui molti intellettuali, un'immensa speranza purtroppo senza fondamento.  Penso anche a tutte quelle idee diventate folli, uscite dalla controcultura del 1968 e delle quali si è incominciato a scoprire il vuoto intellettuale e i rischi etici verso la fine del secolo.  Ora "il re è nudo" e molti uomini sono in attesa di un nutrimento sostanziale che possa colmare la mancanza di speranza.  Per questo non bisogna aver timore di rivolgersi ai non cristiani, agli agnostici, agli atei o anticlericali, ma persone tutte che sono alla ricerca di una visione globale del mondo, di senso della loro vita, di un'etica della Terra, di una nuova spiritualità .... e che per queste ragioni sono suscettibili di trovare interesse al pensiero di Teilhard.

            Per presentare Teilhard è importante indurre alla lettura delle sue opere le persone che non lo conoscono, partendo da una delle tre piste aperte da questo grande pensatore, da quella pista che maggiormente possa essere in risonanza con le particolari attese di tali potenziali lettori.  A partire da questa pista d'entrata, il lettore giungerà ad interessarsi all'insieme della visione teilhardiana.

            Le tre piste sono quella scientifica, quella delle prospettive per il futuro, quella religiosa, su ciascuna delle quali Teilhard fu un fantastico precursore, assai in avanti rispetto al suo tempo, il che spiega le incomprensioni di cui è stato vittima, in particolare da parte della sua Chiesa.

 

1. La visione scientifica

 

La visione scientifica di Teilhard è fondamentalmente una fenomenologia globale dell'Evoluzione.  Essa si trova esposta nella grande opera Le phénomène humain con il suo logico processo che va dal mondo inanimato della materia (la Previta) a quello della Natura, con le miriadi di organismi viventi (la Vita) per concludere con la comparsa dell'uomo e la nascita del pensiero (il Pensiero).  Percorrendo tale processo Teilhard è indotto ad interessarsi ad alcune questioni assolutamente centrali che restano ancora oggi al centro del dibattito scientifico.

1.1 Teilhard e la sistematica.  La visione globalizzante e interattiva di Teilhard preconizza quella che oggi chiamiamo "approccio sistematico o pensiero complesso".  Si tratta, secondo numerosi epistemologi, del nuovo paradigma scientifico che costruirà verosimilmente i saperi del 21° secolo.  Di tale approccio mi sono impegnato a fare un inventario nel libro La Systématique: penser et agir dans la compléxité [1].  Animato a un'audacia inaudita, Teilhard si rivela un eccezionale precursore di questa nuova forma di pensiero.

 

 

  • Scopre l'importanza della complessità: fin dagli anni 1930 completa i due infiniti di Pascal con un terzo infinito, l'infinitamente complesso, legato al tempo dell’evoluzione.  Formula le due leggi della morfogenesi che presiedono all’evoluzione: legge di complessificazione o di complessità crescente, legge di complessità-coscienza che lega l'emergenza degli psichismi superiori alla complessificazione della materia.
  • Mette in evidenza il ruolo della diversità: una diversità ampiamente riconosciuta oggi come indispensabile in materia ecologica, socio-economica e culturale.  Ciò facendo anticipa la famosa legge di "varietà richiesta" di Ross Ashby.  In più dimostra che questa diversità, per essere feconda deve organizzarsi secondo un principio di cooperazione o di unione, perché “l'unione differenzia”.  In tal modo prende le distanze dal pensiero binario “o l'uno, o l’altro” che dominava allora sia le concezioni della scienza, sia il pensiero economico, sociale e politico.  Sul piano economico, con il concetto composito di conflitto/cooperazione, Francois Perroux si rivelerà discepolo di Teilhard.
  • Proclama il principio di emergenza:nella sua analisi del fenomeno evolutivo, Teilhard si dimostra costantemente attento ai cambiamenti di stato, in effetti di soglia, a ciò che più tardi si chiameranno biforcazioni.  Coglie l'ordine che emerge dal caos e anticipa il principio di “order from noise” di Heinz von Foerster.  In materia di antropogenesi, situa l'istante decisivo al momento della “soglia della riflessione” (l'uomo che sa di sapere), cioè allorché in seno ad uno psichismo che è soltanto quello di un ominide, emerge il soggetto. Questo aspetto sarà largamente ripreso da Jacques Lacan nella sua teoria psicanalitica.
    1.2. Teilhard e la fisica quantistica. Estrapolando la sua legge di complessità-coscienza agli stati precedenti l’apparizione della vita, Teilhard postula che all’interno della materia stessa, nella sua forma originale di particelle elementari costituenti l’Universo, esisteva una sorta di “interno psichico” che spingeva queste particelle ad aggregarsi fra loro per raggiungere un livello più elevato di complessità e dunque di coscienza. Ne L'Avenir de l'homme scrive: “Pare... che la sostanza cosmica sia condotta da una sorta di attrazione particolare che ad ogni istante le fa scegliere di preferenza, nel meccanismo delle probabilità in cui si trova implicata, tutte le occasioni per diventare più complessa, e diventare così sempre un po' più libera”.  Questa proprietà rudimentale della materia viene chiamata da Teilhard la "pre-vita", poiché vede in essa l'abbozzo di una coscienza.  Di qui il suo concetto di spirito-materia, all'epoca totalmente incompreso perché cozzava contro la concezione positivista dominante.  Ora, questa favolosa intuizione di Teilhard è in procinto di essere convalidata dalle scoperte della seconda metà del 20° secolo. Contro il determiniamo della scienza positivista, la fisica quantica mette in evidenza nell’intimo della materia, cioè delle sue componenti. ultime (particelle elementari o quanta) una indeterminazione radicale che non è espressione della nostra ignoranza ma traduce la natura stessa del reale.  Secondo il modo in cui si cerca di osservarli, questi quanta si presentano:
    - sia sotto forma di corpuscoli materiali conteggiabili e puntualmente localizzabili,
    - sia sotto forma di onde energetiche (campi elettromagnetici) che occupano di continuo tutto lo spazio
    - sia sotto forma ancora più astratta di una funzione matematica che descrive una semplice probabilità di presenza e che ha cosi valore di un'informazione.
    1.3.  Teilhard e l'evoluzione.  Con la sua fenomenologia dell'evoluzione colta in modo globale e sulla lunga durata, Teilhard risponde in anticipo a questioni che sono al centro di un dibattito contemporaneo particolarmente aspro e che concerne il senso e le modalità dell'evoluzione.
  • Egli ricusa l'alternativa sterile tra un'evoluzione dovuta solo al caso e un'evoluzione programmata; alla figura creazionista di un Dio “Intelligent Designer”, programmatore del cosmo e della storia, oppone la figura di un Dio “evolutore”, “attrattore” di complessità, che “fa che le cose si facciano”.  La natura non è sottomessa passivamente e meccanicamente al Creatore: al contrario, la grandezza di Dio sta nell'autonomia che accorda alle sue creature, autonomia che nell'uomo diventa libertà.  Anche se sottomesse alla legge del determinismo e al caso della probabilità, queste autonomie e libertà non sono abbandonate a un vuoto errare e all'insignificanza. Teilhard afferma che l'evoluzione ha un senso: quello della crescita della complessità accompagnata dalla coscienza.  Il che è condiviso da parecchi antropologi e studiosi della preistoria contemporanei, come Yves Coppens quando scrive: "La      materia dell'universo si complica e si organizza da quando esiste, si complica e si organizza maggiormente da quando diventa vivente .... si complica ancor più e si organizza ancora meglio allorché una parte di questa materia diventa pensante.. La storia del nostro Universo ha dunque un senso, una direzione e nello stesso tempo del senso".
  • Intuisce in anticipo il principio antropico, così come sarà formulato alla fine del fine del 20° secolo da un certo numero di scienziati venuti da orizzonti diversi.  Questi ultimi hanno osservato che sarebbe stato sufficiente che le grandi costanti universali della fisica (velocità della luce, costante della gravitazione, costante di Planck, carica dell'elettrone, ecc.) fossero appena leggermente diverse da quelle che sono perché l’Universo rimanesse sterile.  Ossia se solo le stelle non avessero potuto formarsi per condensare la materia e il chimismo del carbonio non fosse stato possibile, ecco che la vita non avrebbe potuto comparire e ancor meno il pensiero.  Tutto sembra essere avvenuto come se il cosmo intero si fosse organizzato per produrre l'uomo, cioè lo spirito. A questa stupefacente particolarità cosmica, i fisici hanno dato il nome di principio antropico (da anthropos - uomo - e non in riferimento all'entropia termodinamica che misura, come si sa, lo stato di disordine o disorganizzazione di un sistema).  Con la sua concezione di una evoluzione orientata dallo Spirito e verso lo Spirito, Teilhard si trova in sintonia con questo principio.

 

2. La visione sociale.

 

In un certo senso si può considerare Teilhard uno dei padri della prospettiva.  Sensibile alle lunghe durate della storia umana, che guarda con occhi da paleontologo, è abile nelle estrapolazioni folgoranti.

A partire dall'epoca contemporanea, Teilhard vede la Terra restringersi su se stessa.  “Ora, dal polo Nord al polo Sud, ci sono uomini dappertutto, uomini che si moltiplicano sempre più rapidamente.  Essi non possono più, come un tempo, espandersi in spazi vuoti della Terra, di modo che per sopravvivere hanno solo una soluzione: organizzarsi.” E, per questo, creare ancora di più organismi comuni, collettivizzarsi, unificarsi, fondersi gli uni negli altri.  “Sarebbe più facile impedire alla Terra di girare, proclama Teilhard, che agli uomini di socializzarsi.”

Dall'insieme di questi fatti si sprigiona un’intuizione: questo grande movimento di socializzazione è l'evoluzione che continua.  Non più come un tempo l’evoluzione lenta delle unità umane ma l'evoluzione di tutti gli uomini insieme. E’ ciò che Teilhard chiama la planetizzazione e di cui la globalizzazione / mondializzazione sotto i differenti aspetti (economico, finanziario ma anche ecologico e politico) è oggi uno degli avatara.  Diventata collettiva e mondiale grazie alle tecnologie moderne della comunicazione (internet in particolare), l'interconnessione delle coscienze tende a proseguire in seno a una noosfera estesa ormai alla totalità dell'umanità.

Quali sono le forme assunte da questo rimbalzo della noosfera?  Teilhard ne distingue quattro:

2.1. Esplosione della Ricerca - Fin dal tempo degli Ecrits du temps de la guerre nel 1916, Teilhard intuiva il ruolo che la scienza sarebbe stata destinata ad assumere.  Nel 1949 osserva “l’improvvisa ed enorme importanza (sia qualitativa che quantitativa) assunta in meno di 200 anni dall’ambito scientifico-tecnico nel campo delle attività umane”[2].  Ormai si contano a milioni i ricercatori, non più dispersi e isolati, ma legati tra loro da un vasto sistema mondiale di comunicazione e di scambio.

In questo sviluppo futuro della ricerca, dopo aver notato il ruolo importante assunto dalla scienza fisica, Teilhard sottolinea il ruolo che sono chiamate a ricoprire le scienze umane, anche se alla sua epoca tali scienze erano ancora in divenire e lui stesso ne aveva una conoscenza piuttosto imperfetta.  Fin dal 1938 scrive :”Si può predire che andiamo verso un’era della Scienza Umana: l'Uomo che si conosce si renderà finalmente conto che l’Uomo ‘oggetto di conoscenza’ è la chiave di ogni Scienza della Natura”[3].

2.2 Accresciuta padronanza della Natura - Dal Neolitico in avanti l'uomo non ha smesso di modellare l'aspetto della Terra: i nostri paesaggi rurali ne conservano ancora le tracce.  Analogamente, attraverso la lenta selezione delle piante e delle specie animali domestiche non ha cessato di agire sulla Natura.  Ma oggi, grazie alla proliferazione delle invenzioni e degli strumenti messi a disposizione dalla tecno-scienza i poteri dell'uomo sono diventati immensi.  Egli si trova ad avere la capacità di intervenire massicciamente e rapidamente sulla sistemazione dei territori, le sorgenti di energia, la gestione delle materie prime, i corsi dei fiumi, il clima, ecc. Queste invenzioni hanno numerose conseguenze benefiche.  Chi potrebbe essere contrario allo sradicamento delle malattie endemiche, all'accesso ad una vita migliore di miliardi di uomini dei paesi emergenti, alla crescita del livello medio dell'educazione, ecc.? Ma ci sono anche effetti inquietanti: sfruttamento delle risorse naturali, riscaldamento del clima, crescita delle tensioni interumane, ecc. Più problematico ancora: l'uomo si è dato il potere di intervenire. grazie alla genetica, sul genoma umano con la prospettiva (terrificante?) di cambiare l'uomo.  Teilhard aveva previsto una tale eventualità nella quale vedeva la possibilità di un rafforzamento dell'intelligenza umana “perfezionando automaticamente il cervello di ogni individuo”.  Ma dove porre un limite ad un tale intervento eugenetico?  Teilhard pone chiaramente il problema ma non vi risponde.

2.3  Sviluppo di protesi intellettuali e di reti di informazione.  Con quasi 50 anni di anticipo Teilhard presenta il ruolo che la futura informatica sarà chiamata a ricoprire.  Egli scrive: “Penso a quelle straordinarie macchine elettroniche attraverso le quali il nostro potere mentale di calcolare e di combinare si trova sostituito e moltiplicato secondo un processo e in proporzioni che annunciano, in tale direzione, crescite meravigliose”[4].  E vede i cervelli umani, assistiti da tali macchine elettroniche, connettersi tra di loro e comunicare in tutti i punti della superficie terrestre.  Ciò non si chiamava ancora internet!

2.4. Necessità di un'etica dell'umanità - Tali immensi poteri acquisiti dall'uomo in questa fase della planetizzazione, richiedono l'avvento di un'etica nuova: l'etica dell'Umanità. Teilhard scrive : “In verità, è impossibile spingere i progressi della Scienza umana al di là di un certo limite senza che, automaticamente, questo potere di autoorganizzazione riflessa si carichi internamente di obblighi che, al momento opportuno, sopravvengano per frenare e dirigere la sua potenza, mentre genera attorno a sé un'atmosfera nuovissima di esigenze spirituali.”[5]

Se con l'uomo l'Evoluzione è diventata riflessivamente cosciente di se tessa, ciò significa anche che tocca all’Uomo dimostrarsi responsabile di questo nuovo e terribile potere.  Una responsabilità planetaria che si indirizzi all'insieme dell'Umanità come lo si vede oggi attraverso alle gravi sfide che ci vengono poste: controllo della finanza mondiale, ecologia e riscaldamento climatico, crisi alimentare e povertà.

Il fatto è che la convergenza della noosfera verso un avvenire radioso non è garantita.  L'unificazione degli uomini, necessaria a questa convergenza e di cui la planetizzazione / mondializzazione/ globalizzazione è oggi la manifestazione visibile, può assumere per Teilhard due forme opposte:

  • L'Unificazione totalitaria: si realizza per effetto di un obbligo, il che si traduce nel confondersi delle persone in un gran Tutto considerato come un “fine” in sé.  Per ogni individuo si tratta di una meccanizzazione corrispondente a una regressione e non a un progresso.  Il 20° secolo con i suoi diversi totalitarismi (della nazione ai tempi della prima guerra mondiale, della razza con il nazismo, della classe sociale con il comunismo) ha rappresentato all'eccesso questa regressione meccanica.  Di fronte alla prospettiva di un tale incubo, Teilhard scrive : “il Milione di uomini, scientificamente riunito...  Il Milione di uomini disposto a scacchiera, sui campi di parata. Il Milione di uomini standardizzato nella fabbrica.  Il Milioni di uomini motorizzato..... Il che, con il Comunismo e il Nazionalsocialismo, porta solo alla più spaventosa delle disposizioni a catena! Il cristallo al posto della cellula.  Il termitaio al posto della Fraternità.  Anziché l’atteso sussulto di coscienza, guizzo di maggior coscienza, la meccanizzazione”[6].
  • L’Unificazione di comunione: per Teilhard il rispetto della diversità è una delle condizioni essenziali dell'evoluzione. E’ per questo che lo scenario precedente non gli sembra né verosimile né soprattutto accettabile.  Per lui il vero progresso non deve sottrarre nulla agli individui, ma al contrario sviluppare le loro personalità e le loro differenze.  Solo un'associazione di persone, realizzata liberamente per mutua affinità e per attrazione collettiva per l'unità di un mondo in crescita verso lo spirito, può prolungare il processo di complessificazione.

            Affinché si realizzi l'unificazione di comunione bisogna che l'essere umano sia animato da un vero sentimento di amicizia per i suoi simili, che agisca, scrive Teilhard, “sotto l'influenza d'una sorta di ‘gravitazione’ interna, che sia attirato verso l'alto dall'interno”.  E giustamente, questo interno è percettibile dalle origini dell'universo perché c'è continuità tra l'attrazione delle particelle elementari, la formazione degli atomi, delle molecole, poi delle cellule che sono i mattoni della vita da cui sprigionerà la coscienza. Il desiderio culminante nell'amore non è altro che la forma nuova di cui si riveste questa attrazione a livello delle persone.

            L'amore si rivela così essere una energia cosmica e Teilhard potrà dire che “la maniera più espressiva e più profondamente vera di raccontare l'Evoluzione universale sarebbe senza dubbio quella di tracciare l'Evoluzione dell'amore”.  Detto in altri termini, l'Universo ha fatto nascere l'amore perché l'amore dà un senso all'uomo, super-personalizzandolo.  L'amore, prolungamento a livello amano delle energie all'opera nel cosmo, poi nel vivente.  Un amore che stimola alla creazione di un'umanità unificata in seno alla quale ogni persona conserverà la sua identità e si troverà anche a sovra-esistere come centro di relazione con il Tutto e con i suoi elementi.

            Secondo il principio che l'unione differenzia, realizzandosi questa unità non fonde le persone in un Grande Tutto ma al contrario rafforza le loro personalità e esalta le loro differenze.  Si instaura dunque sotto il segno della concordia e super-personalizza gli uomini.  Ecco che allora può sfociare su un ultra-umano nel quale le persone trovano la loro realizzazione suprema.  Pertanto Teilhard può scrivere : “La socializzazione, la cui ora sembra essere scoccata per l’Umanità, non significa affatto, per la Terra, la fine, ma ben ma piuttosto l'inizio, dell'Era della Persona ... La “presa” in massa degli individualità  deve operarsi non già sotto forma di una qualche meccanizzazione funzionale e forzata delle energie umane, ma in una ‘cospirazione’ animata dall'amore.  L'amore è stato sempre accuratamente eliminato dalle costruzioni realistiche e positivistiche del mondo.  Eppure bisognerà decidersi un giorno a riconoscere nell’amore l'energia fondamentale della Vita”[7].

 

3. - La visione spirituale.

 

            In Teilhard visione scientifica e religiosa sono intimamente legate.  Per lui scienza e fede non sono divise ma dialogano in permanenza l'un l'altra, sono in perpetua ricerca di coerenza e di unità, pur restando ciascuna nel proprio ambito.  Nella prefazione del 1941 che apre Le Phénomène Humain, propone ai suoi lettori in prefazione una bella metafora: “Arrivando ai meridiani, in vicinanza del polo, Scienza, Filosofia e Religione convergono necessariamente nelle vicinanze del Tutto.  Convergono, ho detto, ma senza confondersi, e senza smettere, fino alla fine, di aggredire il Reale da angoli e piani differenti”.  Per tutta la vita Teilhard fu dominato dal bisogno di fare in se stesso l'unità della conoscenza del mondo e dell'esperienza di Dio.

            In uno scritto del 1934, Comment je crois, testo richiestogli da Mgr.  Bruno de Solages per fini di apostolato, Teilhard spiegava lungamente i fondamenti della sua fede cristiana.  In una quadruplice affermazione posta in esergo a tale scritto diceva:

 

“Credo che l'Universo sia un'evoluzione

Credo che l'evoluzione vada verso lo Spirito

Credo che lo Spirito si compia in un Personale

Credo che il Personale supremo sia il Cristo-Universale”[8].

 

3.1. Verso il punto Oméga - Questa evoluzione che va verso lo Spirito Teilhard la vede realizzarsi grazie alla salita verso un ultra-umano che costituisce l'ultima fase di organizzazione della noosfera.  Questa fase, nella quale siamo appena entrati (durerà forse dei millenni), si indirizza verso un punto di convergenza che Teilhard chiama Omega, sorta di Centro di centri che orienta fin d'ora il cammino dell’Umanità.  In una prima tappa, Oméga pare essere una estrapolazione naturale della legge di evoluzione con la sua complessità crescente e la sua crescita di coscienza.  Ma per Teilhard è più di questo: punto di convergenza delle linee di unificazione discernibili nel passato, si presenta già come un polo di attrazione (o Attrattore) situato nell'Avvenire.  Più ancora, come punto finale dell'Evoluzione, collettore della linfa della Terra e dapprima di tutto lo sforzo umano, Omega deve in un certo modo essere indistruttibile, immortale, trascendente.  Il suo raggiungimento costituisce una soglia di irreversibilità.  Teilhard scrive: “Omega si rivela a noi nella misura in cui il movimento di sintesi culmina in Lui.  Ma con quest'aspetto evolutivo rivela solo la metà di se stesso.  Ultimo termine della serie, egli è nello stesso tempo fuori serie.  Polo cosciente del mondo, non è sufficiente dire che emerge dalla crescita delle coscienze, bisogna aggiungere che è già nello stesso tempo emerso”.

3.2. Omega si identifica con il Cristo Universale - Questo è il momento preciso in cui Teilhard, abbandonando la speculazione scientifico-filosofica, lascia parlare la sua fede cristiana e, cambiando registro, passa dalla ragione universale all'adesione esistenziale.  In effetti giunge a vedere nel Punto Omega la figura teologica del Cristo Universale e, d'un sol colpo, il Cristo della tradizione cristiana va ad assumere una dimensione cosmica che lo farà apparire immensamente più grande.

            Contrariamente ad una visione di Cristo limitata come qualche volta viene proposta dalla pietà cristiana, il Cristo Universale di Teilhard ha l’immenso merito di corrispondere senza riserve alle condizioni postulate dall'esistenza di Omega, pur restando del tutto nella continuità della tradizione della Chiesa.  Teilhard può pertanto affermare: “Il Cristo Universale in cui si compiace la mia fede personale non è altro che l'espressione autentica del Cristo del Vangelo.  Cristo senz’altro rinnovato al contatto del mondo moderno, ma Cristo ampliato proprio per rimanere se stesso.  Mi è stato rimproverato di essere un novatore. In verità, più ho meditato i magnifici attributi cosmici prodigati da San Paolo a Gesù risorto, più ho riflettuto sul significato conquistatore delle virtù cristiane  e più mi sono accorto che il Cristianesimo assumeva il suo pieno valore solo se portato a dimensioni universali.[9]” Fa cosi uscire la cristologia dallo stampo tradizionale della teologia accademica, che situava la venuta del Verbo divino nello stretto quadro di una Terra vecchia di qualche secolo e di una civiltà greco-latina considerata come normativa di ogni cultura.  Teilhard amplia considerevolmente la nostra visione del Cristo, diventato in qualche modo un Super-Cristo, riassumente per conto proprio tutte le caratteristiche del Punto Omega.  Cristo cosmico, coestensivo alla storia del cosmo fin dal big-bang, da una quindicina di miliardi di anni.  Cristo evolutore, che agisce attraverso con la sua potenza di attrazione nella salita del vivente verso maggior complessità e coscienza.  Cristo energia, colui che dà agli uomini, diventati coscienti e liberi con l'accesso al pensiero riflesso, la forza necessaria a continuare il duro lavoro di una evoluzione che si svolge ormai a livello della noogenesi.  Cristo ricapitolatore, o in definitiva Cristo Totale, che sta al termine della Storia per riunire in sé tutti coloro che avranno operato per far germinare lo Spirito sulla Terra. Il contributo di Teilhard al rinnovamento della cristologia è dunque notevole.

            Dopo Teilhard questa cristologia che propone una nuova concettualizzazione del rapporto tra Dio e un mondo in evoluzione, ispirerà numerosi teologi contemporanei come Karl Rahner, Henri de Lubac, Piet Schoonenberg, Joseph Ratzinger.  Feconderà la grande Costituzione sulla Rivelazione del Concilio Vaticano II, Dei Verbum.  Il papa attuale non sembra aver dimenticato ciò che scriveva il teologo Joseph Ratzinger.  Diventato Benedetto XVI, in occasione della veglia pasquale 2006 pronuncia un'omelia che risuona in modo stupefacente teilhardiana: “In questa notte santa, l'evangelista ci dice che Gesù non è un personaggio del passato.  Egli vive e, vivente, cammina davanti a noi, ci chiama a seguirlo, Lui, il vivente, e a trovare anche noi il cammino della vita .... La resurrezione di Cristo [questo ci riguarda].  Si tratta - se ci è lecito per una volta utilizzare il linguaggio della teoria dell'evoluzione - la più grande mutazione, il salto assolutamente più decisivo in una dimensione totalmente nuova che sia mai avvenuto nella lunga storia della vita: un salto di ordine completamente nuovo, che ci riguarda e riguarda tutta la storia”.  Si può immaginare professione di fede più cristocentrica?

3- Teilhard e le altre religioni. – Passando al vaglio di questa visione religiosa le grandi tradizioni spirituali dell’umanità,  per Teilhard è facile mostrare come solo il cristianesimo permetta di adempiere alle condizioni postulate dall’esistenza di un punto di convergenza della noogenesi, il famoso Punto Omega, che per lui non è puramente virtuale ma già reale e attivo nella storia. Soltanto il cristianesimo è per Teilhard capace di riconciliare visione di Dio e visione di un Universo in evoluzione, sete d’Assoluto e gusto della Terra, contemplazione dell’In-alto e impegno nell’In-avanti, sforzo per personalizzarsi e aspirazione alla comunione. In un breve capitolo intitolato Il Fenomeno cristiano, posto in epilogo al Fenomeno umano e redatto a Pechino nel 1940, Teilhard ritorna su questa singolarità del cristianesimo. Come le diverse specie nell’evoluzione del vivente, le tradizioni religiose e culturali dell’umanità sono altrettanti phyla esplorati dall’evoluzione della noosfera, ognuna con la propria singolarità, i vantaggi, gli inconvenienti, ma tutte degne di rispetto e di un approccio positivo. Ma una sola di queste tradizioni, il phylum cristiano, deve essere considerata come quella situata sull’asse centrale dell’ascesa evolutiva verso il Punto Omega.

In occasione del suo viaggio a Roma nel 1948 per ottenere l’autorizzazione a pubblicare Il Fenomeno umano (autorizzazione che gli verrà rifiutata, il libro non apparirà che dopo la sua morte), Teilhard racconta nelle sue Lettere di viaggio che, entrando nella Basilica di San Pietro, ebbe la sensazione di essere giunto nel luogo dove si trovava il “polo cristico” della Terra, dove passa l’asse ascensionale dell’ominizzazione. Per questo grande viaggiatore, immunizzato dal fascino del passato e del pittoresco, Roma non poteva offrire infatti grandi emozioni estetiche. La città gli comunicava però la sensazione di essere arrivato ad un “eccezionale focolaio di irradiazione universale”, al luogo in cui “si cefalizza” lo spirito della Terra.

Teilhard è certamente favorevole ad un rapporto di amicizia fra le religioni al fine di ricercare le possibili convergenze tra loro. Questo può concretizzarsi per esempio al livello della ricerca della pace fra i popoli, dello sviluppo economico e culturale, delle iniziative umanitarie. Ma allo stesso tempo non si fa molte illusioni sulla possibilità di realizzare, con soli mezzi umani, l’unificazione delle religioni, sia sul piano spirituale sia si quello teologico. Per lui, se ci deve essere unificazione religiosa, non può che avvenire “attorno  ad un Cristo incommensurabile per dignità cosmica”, o per meglio dire, “la fede nell’Umanità non sembra poter essere soddisfatta al di fuori di un Cristo pienamente esplicitato. Io temo che qualsiasi altro metodo non farebbe che sfociare in una confusione o in sincretismi senza vigore né originalità.”[10]

Per Teilhard, se le diverse  religioni dell’umanità sono altrettante phyla spirituali, tute degne di considerazione e rispetto, solo il phylum cristiano si pone sul prolungamento naturale del fenomeno umano e dell’Evoluzione stessa. Per questo egli può affermare che il cristianesimo “compie tutte le condizioni che possiamo esigere da una Religione dell’Avvenire, e dunque è attraverso di lui che passa veramente l’asse principale dell’Evoluzione”

 

Per concludere

 

Ecco quello che Teilhard ha creduto tutta la vita, come testimonia l’ultima pagina del suo diario, dove ricorda i “due articoli del mio Credo”:

1) L’Universo è centrato evolutivamente in avanti e in alto

2) Il Cristo ne è il Centro.[11]

 

Articolo pubblicato su Teilhard aujourd'hui 4 (maggio 2009) 

 

 

 

[1] Editions Liaisons, 2002

[2] Il posto dell’uomo nella natura, Il Saggiatore, Milano 1970

[3] Il Fenomeno umano, Queriniana, Brescia 1995, p. 262

[4] Il posto dell’uomo nella natura, cit., p.

[5] L’avvenire dell’uomo, Il Saggiatore, Milano 1972, p. 314

[6] Il Fenomeno umano, cit., p. 239

[7] L’avvenire dell’uomo, cit. pp. 91-92

[8] La mia fede. Scritti teologici, Queriniana, Brescia 1993, p. 99

[9] La mia fede, cit., pp. 123-124

[10] La Scienza di fronte a Cristo, Il Segno dei Gabrielli Editori, San Pietro in Cariano 2002, p. 228

[11] Il cuore della materia, Queriniana, Brescia 1993, p. 88

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