La Noosfera luogo delle comunicazioni e delle realizzazioni umane

Annamaria Tassone Bernardi

La Noosfera, luogo delle comunicazioni e delle realizzazioni umane

 

Quel singolare fenomeno che è il Fenomeno Umano, cioè l’uomo, è l’ultimo prodotto cui è giunta l’evoluzione lungo una traiettoria che dalla materia…cosiddetta inanimata… ha condotto alla comparsa del pensiero, attraverso un gioco intrecciato di esiti necessari e di scelte condotte “en tatônnant”, cioè a tentoni. È questa la collocazione che Teilhard attribuisce all’uomo, non più centro dell’Universo come in epoca pre-galileiana, ma freccia, cioè cima, cioè ramo più alto dell’Albero della Vita.

Nella sua opera fondamentale, cioè ne Il Fenomeno Umano, Teilhard proietta la sua visione  dell’universo e della vita, per grandi affreschi successivi, come su un grande schermo (sono parole sue). In quest’opera, come un po’ in tutti i suoi scritti che non siano puramente memorie scientifiche, il nostro pensatore utilizza una prosa metaforicamente molto ricca. Un po’ perché tale stile gli è congeniale, ma soprattutto perché le immagini che utilizza, lungi dal voler essere un mezzo di abbellimento del discorso, gli permettono di veicolare in modo efficace le idee che intende presentare. Negli anni venti del secolo scorso le sue intuizioni erano talmente innovative che sarebbe stato abbastanza arduo esprimerle con un apparato concettuale codificato. Oltre che ricorrere all’uso di immagini che sono ormai diventate classiche ed emblematiche per il suo pensiero si serve di neologismi, cioè conia termini nuovi che sono testimoni della fecondità del suo pensare, alcuni dei quali sono entrati a far parte del linguaggio.

In relazione al tema della noosfera, ci imbattiamo subito in alcune novità espressive del nostro autore. Nel Fenomeno Umano leggiamo : “Per un ipotetico Marziano in grado di analizzare, sia psichicamente che fisicamente, le radiazioni siderali, la prima caratteristica del nostro pianeta sarebbe certamente quella di apparire, non già azzurra per i suoi mari o verde per le sue foreste, - ma fosforescente di Pensiero”.[1] Altrove riprende questa immagine dicendo che a quell’ipotetico lontanissimo osservatore la Terra si mostrerebbe “luminosa – sempre più luminosa – grazie al pensiero che si intensifica sulla sua superficie”[2]. Passiamo dalla suggestione delle immagini alla concretezza di ciò che esse intendono significare. Sappiamo che il nostro pianeta è costituito da zone concentriche: da quella più centrale, metallica, denominata Barisfera, cui si sovrappone quella rocciosa detta Litosfera, sovrastata dall’Idrosfera, zona fluida, e dall’Atmosfera. A queste quattro zone la Scienza moderna ha aggiunto la membrana vivente costituita dagli animali e dai vegetali, denominandola Biosfera. Con la comparsa del pensiero si instaura attorno alla Terra uno strato nuovo, lo strato pensante, che Teilhard definisce, creando un neologismo ad hoc, la Noosfera, la zona dello Spirito. Questa nuova membrana che avvolge il pianeta è la zona del pensiero e di tutte le sue realizzazioni, è il luogo in cui si esplica la capacità dell’essere pensante di esprimersi, di comunicare, di progettare, di costruire. E’ quindi il luogo di tutta la speculazione umana e delle sue realizzazioni tecniche.

Il poeta Rilke scriveva che noi siamo figli delle stelle. E non era questa un’immagine puramente poetica. In effetti siamo costituiti da sostanze cosmiche che ci rendono solidali, nel profondo della nostra sostanza, con tutto l’universo. Forti di questo radicamento, siamo stati formati attraverso quella che Teilhard chiama la legge di complessità/coscienza, e che ci indica come, osservando il succedersi dei fenomeni evolutivi, si constati che a stadi evolutivi sempre più complessi corrisponda negli esseri un livello di coscienza sempre più elevato. Un rudimento di coscienza pare esistere già nei vegetali e soprattutto negli animali, e, in modo progressivamente crescente, nei primati. Ora ciò che ci fa accedere a questo stadio noosferico, che è proprio solo dell’uomo, è l’autocoscienza: non solo più conoscere, ma riconoscersi; non solo più sapere, ma sapere di sapere. Ed il pensiero che si instaura sulla terra non è una cosa astratta, imponderabile, metafisica, è una realtà collegata all’evoluzione naturale dell’universo, quindi di natura organica, e va a costituire quella che Teilhard descrive come una: “pellicola quasi impercettibile se paragonata alle grandezze astrali. […] essa è null’altro che la forma più progredita in cui ci sia concesso di cogliere e di contemplare l’Energia universale”.[3]

Con la comparsa dell’uomo si sarebbe tentati di pensare che la forza evolutiva perda le sue caratteristiche o smetta di agire. Attraverso la legge di complessità/coscienza cui abbiamo accennato si è sempre verificato un passaggio da esseri più semplici a esseri più complessi. Tutto ha proceduto grazie allo stabilirsi di nuovi legami che producevano delle sintesi corrispondenti a realtà nuove. Dagli elementi primordiali alle cellule, dalle cellule ai tessuti, dai tessuti agli organi, dagli organi ai grandi organismi viventi: esseri che si associavano venendo inglobati in esseri nuovi. È in questo senso che quando Teilhard viene studiato dal punto di vista filosofico, la sua filosofia è definita una Ontologia dell’Unione: il processo di sintesi che il suo pensiero ha messo in luce è basato sull’Unione Creatrice.

Dunque, con l’instaurarsi della Noosfera l’evoluzione non è giunta alla fine del suo percorso. Tutto continua a muoversi, a progredire, a creare del nuovo. L’energia evolutiva continua a sospingere in avanti il mondo, e sempre secondo la legge di complessità/coscienza. Per di più, ancor più velocemente che nell’evoluzione degli stadi precedenti, essendo entrata in gioco a questo punto la capacità di autodeterminazione degli individui.

Osserviamolo questo passaggio alla riflessione che dà inizio al costituirsi della Noosfera. I nuovi esseri umani riconoscono se stessi e i loro simili e la tendenza che ne nasce è quella di comunicare tra di loro, creando dei legami che vanno dai legami di coppia a quelli parentali a quelli di gruppo e così via: tutto è reso possibile dalla comparsa del linguaggio che trasmette contenuti interiori, apparentemente imponderabili, ma assolutamente reali. Quando ci si parla non vi è uno scambio di sostanza materialmente tangibile, ma di qualcosa di altrettanto reale, sostanziale, che ha le sue salde radici in tutto ciò che è venuto prima di noi e che si accumula come patrimonio comune, al di sopra della Biosfera. Le espressioni del linguaggio diventano in effetti degli esseri nuovi. E ciò che è un nuovo essere del linguaggio diviene un aumento di coscienza e per conseguenza una crescita d’essere. [4] La trasmissione del pensiero va a costituire quell’involucro di sostanza pensante che Teilhard ha chiamato Noosfera.

La concretezza di questi scambi viene a rendersi evidente nelle realizzazioni umane. Il passaggio alla riflessione ha tra i suoi effetti quello di rendere l’uomo capace di progettare il suo futuro, ed ecco che la forza del suo pensiero individuale, potenziato dalla sintesi con il pensiero dell’altro, si manifesta prepotentemente nella tecnica. Dalle prime capanne che lo hanno riparato, alle astronavi che lo trasportano negli spazi cosmici è tutto un fiorire di realtà nuove che hanno la caratteristica di essere frutto e del pensiero e delle relazioni. Senza contare le caratteristiche di intensità e di velocità eccezionali che ai giorni nostri ha acquisito proprio la comunicazione, con il fantastico sviluppo dei media (radio, TV, Internet).

La specie umana ha invaso il pianeta, attraverso il costituirsi e il succedersi di molte civiltà è arrivata a coprire tutta la Terra. Ma non si tratta solo di una coabitazione un po’ stretta: nel corso della storia umana si è andata formando una conoscenza collettiva, che è ormai a carattere planetario e della quale oggi tutti siamo più consapevoli. Scrive Teilhard: “Attorno alle nostre vite particolari, si va irresistibilmente stabilendo “una vita umana generale”. Non si tratta di una vaga “simbiosi” che assicuri semplicemente, per reciproco mutuo aiuto, la sussistenza e anche l’espansione individuale dei membri della comunità. Dall’associazione stabilitasi  emergono certi “effetti”, specificamente propri della Collettività. Non facciamo caso a tali effetti. E pertanto gli esempi pullulano intorno a noi. Consideriamo semplicemente il caso di un aeroplano, o di una radio e di una Leica e riflettiamo a ciò che questi oggetti debbano, per esistere, alla Fisica, alla Chimica e alla Meccanica, - a miniere, a laboratori, a officine, - a braccia, a cervelli, a mani. […] esse sono opera ormai, non più solo dell’uomo , ma dell’Umanità”.[5]

La medesima convinzione, carica anche di emozione, pervade il saggio “Contemplando un ciclotrone”, risalente agli anni americani, gli ultimi della sua vita trascorsi a New York, nel quale di fronte a questa eccelsa realizzazione, più che dall’aspetto tecnico dell’oggetto è attratto dalla percezione di tutta la ricchezza di pensiero e di attività umana che è confluita nella sua ideazione e costruzione.

La Noosfera è un fenomeno fisico reale, che se da un lato determina degli effetti di interfecondazione positiva tra individui e tra popoli, dall’altro crea dei grossi problemi: si sta stretti sul pianeta Terra, e crearsi degli spazi, risolvere i problemi di convivenza è decisamente difficile e faticoso. In questo clima di disagio, molti (forse la maggioranza degli uomini?) sono tentati di isolarsi o individualmente (ed ecco tutte le possibili forme di egoismo) o in gruppi sociali limitati (ed ecco il razzismo). Ma ciò è sbagliato ……e non per ragioni di più o meno vago moralismo! Lo è perché contraddice alle leggi dell’evoluzione, che richiedono progressione verso situazioni e realtà di sempre maggiore organizzazione, di sempre maggiore sintesi. Queste leggi evolutive sono le direttrici di marcia che da sempre presiedono l’avanzare della vita (ripetiamolo ancora, è la legge di complessità coscienza che continua a lavorare). Abbandonare queste direttrici di marcia significherebbe condannare la storia della creazione all’insuccesso.

Teilhard de Chardin invita a scorgere, ponendosi da un punto di vista di visione dall’alto, che non si perda nei particolari ma sappia cogliere l’insieme, “quel particolare tipo di sintesi cosciente che nell’umanità sta emergendo dal suo laborioso e industrioso concentrarsi”. Tutti abbiamo la sensazione della crescente strutturazione dell’umanità su se stessa a motivo del vertiginoso sviluppo dei mezzi di comunicazione e delle banche dati che ormai abbiamo a disposizione. In questo quadro l’uomo fa delle scoperte, le trasporta in grandi sintesi intellettuali e in tal modo non solo riflette di più ma crea. In modo cosciente prosegue l’evoluzione, partecipa cioè a quel movimento che ha fatto “crescere lo Spirito”, quell’interiorità cioè che è possibile intuire in forma estremamente rudimentale già nella materia inanimata, per poi vederla esplodere negli esseri viventi e nell’uomo. L’uomo oggi sa di più, può di più, vive in una situazione di maggior complessità  e dunque ha più coscienza. “La Noosfera tende a costituirsi in un unico sistema chiuso, dove ogni elemento di per sé sente, desidera, soffre nello stesso tempo le stesse cose degli altri.”  E’ un dato di fatto che noi oggi ci emozioniamo ad es. per le gioie o le sofferenze del russo o del palestinese. Dunque la nascita di una coscienza umana planetaria progredisce ogni giorno.

Ma di fronte alla moltitudine, di fronte all’idea di “collettivo”, l’uomo moderno spesso si spaventa. E non ha tutti i torti, perché durante il secolo scorso, e ancora attualmente, sono numerosi gli esempi di collettivizzazione forzata, di tentativi di unione, ma per coercizione.

Nel Fenomeno Umano Teilhard aveva delle espressioni molto forti osservando i grandi recenti sforzi che l’Umanità ha fatto per organizzare le proprie moltitudini. “Milioni di uomini tenuti insieme scientificamente. Milioni di uomini standardizzati in fabbrica. Milioni di uomini motorizzati. E tutto ciò per giungere poi, con il Comunismo e il Nazionalsocialismo, a incatenare gli uomini tra di loro, come in un cristallo anziché in una cellula. E’ il termitaio al posto della Fraternità. Anziché una crescita di coscienza, parrebbe che dalla totalizzazione emerga inevitabilmente la meccanizzazione.”

Queste constatazioni inducono a evidenziare un’altra fondamentale caratteristica della Noosfera. Abbiamo detto che in essa l’Energia cosmica riflette, e co-riflette in unione con tutti gli elementi che costituiscono l’umanità, e per questo Teilhard la definisce energia spiritualizzata. Gli elementi che costituiscono l’umanità stanno sul pianeta sempre più stretti, gomito a gomito, in senso reale, messi insieme da quella che Teilhard chiama l’ “energia tangenziale”, ma questo non è un modo consono alle esigenze evolutive che continuano a pulsare e a cercare soluzioni  in avanti. La vera unione a livello dello spirito non è un avvicinamento o congiungimento qualsiasi, le particelle umane devono entrare in reciproco contatto, centro a centro, e non altrimenti. Tra le varie forme di interazioni psichiche che animano la Noosfera, si debbono individuare e sviluppare le energie di natura “intercentrica”. Quindi non gomito a gomito, ma cuore a cuore. Deve intensificarsi tra gli uomini quello che Teilhard chiama “Il senso della specie”, il senso della interdipendenza e il senso della corresponsabilità.

La coscienza della morte incombente è percepita dall’essere che riflette come un indebito ostacolo alla prosecuzione della vita nel percorso evolutivo, mentre senza la mira di un obbiettivo finale, posto in avanti a lui, ha la percezione di una profonda carenza e di un senso di vuoto interiore, di assurdità della vita stessa. La Vita, che egli è, non può ristagnare.

Dunque l’altra fondamentale caratteristica della Noosfera è che in essa iniziano a scorgersi i bagliori di  un “Ultra-umano”. Teilhard scrive: “Davanti a noi, ormai, nel tempo, non solo più un maggior numero di uomini. Non solo anche, anche , una intensità più alta di umanità.[come si è detto, senso della specie]. Ma la concentrazione di tutto l’Umano in un sistema  co-riflessivo di dimensioni planetarie”[6].….Che tenda , in avanti, in un ulteriore cammino di “ultra-evoluzione….che avvenendo in ambiente “riflesso” non potrebbe essere….che una auto o self-evoluzione, cioè un gesto coscientemente e appassionatamente voluto. Per riuscire biologicamente, la totalizzazione della Noosfera non potrebbe essere semplicemente istintiva e passiva. Ma aspetta da noi una collaborazione attiva e immediata, uno slancio vigoroso, a base di convinzione e di speranza:- Perché l’Evoluzione non attende”.[7]

Allora il fronte umano evolutivo migliore, cioè quello più cosciente, più carico di consapevolezza, cerca modi di stare insieme più profondi, più unanimizzanti.

Si evidenzia a questo punto il problema di amare”. Perché? Perché solo l’amore crea l’unione vera. Accennavo prima all’ontologia dell’unione creatrice….L’amore, pur assumendo nell’uomo le forme e le manifestazioni più raffinate, già gli preesisteva, come tutte le caratteristiche dell’essere. “Nella sua piena realtà biologica, l’amore (cioè l’affinità dell’essere per l’essere) rappresenta una proprietà generale di tutta la Vita. Se, ad uno stato certamente  rudimentale, ma già nascente, non fosse esistita, fin già nelle molecole, qualche propensione interna all’unione, sarebbe fisicamente impossibile all’amore comparire più in alto, tra noi, a livello dell’ominizzazione.”

Possiamo identificare le radici dell’amore nelle forze fisiche d’attrazione strutturali alla Materia: forze nucleari, forze elettromagnetiche, forze elettrostatiche, simbiosi, sessualità, forze di unione tra i membri di un gruppo. Ma allora vien da domandarsi perché mai i progressi in questo senso siano tra gli uomini così scoraggianti. E’ perché in genere la socializzazione si ottiene imboccando perlopiù la strada dell’asservimento delle coscienze; nell’avvicinamento tra i centri umani non si riesce se non a compiere avvicinamenti parziali, su terreni mediocri. Teilhard così si esprime: “L’impatto delle nostre anime si realizza solo in modo obliquo e per così dire di sbieco. Contatto ancora superficiale…..”

Eppure un amore vero, un amore universale deve essere possibile, perché non occorre essere dei grandi mistici per sentire talvolta il “Senso dell’Universale, il senso del Tutto, in presenza della Bellezza, nella Musica”. Ciò può essere definito come “l’attesa e il sentimento di una grande Presenza.”  L’amore universale è psicologicamente possibile, non solo, ma è anche il solo modo completo e definitivo in cui si possa amare.

La grande macchina umana, prodotto ultimo dell’evoluzione, è fatta per camminare, per andare avanti producendo una sovrabbondanza di Spirito. Se ciò non avviene è perché cammina a ritroso. E Teilhard si domanda “Non sarà forse perché nelle nostre teorie e nei nostri comportamenti abbiamo tralasciato di far posto alla Persona?” Solo rapportandosi interamente alla Persona è possibile amare nel modo in cui si è detto. In effetti è proprio questo il problema di una società materialista.

Nelle società primitive tutto assumeva un volto, qualsiasi forza buona o cattiva veniva personalizzata e con esse si creavano dei veri rapporti di relazione. L’uomo moderno invece spersonalizza tutto ciò che tocca. Analizza le strutture e nel tentativo di spiegare tutto con le leggi della materia non ne coglie l’anima . Ma tutto ciò che si è evoluto nell’insieme dello Spazio-Tempo biologico, ha determinato l’esplodere della coscienza personale prima, di una coscienza collettiva poi, dunque estrapolando ciò che ci è stato possibile finora osservare, l’evoluzione deve proseguire convergendo in un punto di sempre maggior coscienza. E poiché coscienza significa persona e crescita di coscienza significa maggior personalizzazione, ecco che tutto il “ personale”, cioè i frutti del pensiero riflesso individuale e collettivo, in termini teilhardiani la quantità di coscienza a poco a poco sviluppatasi sulla terra in seno alla Noosfera, è destinata a radunarsi  da qualche parte, in avanti, in un Punto - chiamiamolo Oméga - che li fonda e li compia integralmente in sé”

I materialisti, e in particolare i marxisti, hanno preteso che all’uomo bastasse che gli sopravvivessero le sue realizzazioni materiali e intellettuali. Ma in tutte le culture, da quando l’uomo ha iniziato a seppellire i propri defunti, è fortemente sentito il rifiuto della Morte. Il desiderio profondo dell’uomo è che gli sopravviva il fior fiore delle sue realizzazioni, cioè la persona che egli è, così come essa si è andata costruendo lungo l’arco evolutivo della sua vita. Egli vagheggia che non si perda quello che Teilhard definisce “un centro assolutamente originale in cui l’Universo si riflette in maniera unica, inimitabile: il nostro io, la nostra personalità.

L’Universo divenuto cosciente con l’uomo, concentrandosi sempre di più in Oméga, farà confluire in esso tutta “la” coscienza sviluppatasi, ma anche tutte “le” coscienze che proprio in questa ulteriore sintesi si personalizzeranno al massimo delle loro possibilità. Tutti sappiamo ormai che l’alterità è uno strumento di sviluppo da cui non si può prescindere. L’Unione differenzia perché in essa c’è uno scambio reciproco che arricchisce. In ogni insieme organizzato le parti si perfezionano e raggiungono il loro completamento e espletano pienamente la loro funzione. Ora, il rapporto, l’avvicinamento a questo ultimo, supremo Altro che è il punto Oméga darà alla coscienza il suo pieno compimento.

E’ interessante notare come Teilhard giunga a ipotizzare il punto Oméga senza aver posto nessuna opzione religiosa, ma semplicemente osservando e analizzando il fenomeno umano, le sua caratteristiche, la storia che l’ha preceduto e determinato. Il punto Oméga è il polo di convergenza, di attrazione, il collettore di tutto il divenire.

In esso troverà forse il proprio compimento quella che talvolta Teilhard chiama la Super-Umanità. Con ciò non allude ad un insieme di uomini che abbiano sviluppato potenzialità eccezionali, che siano anatomicamente supecerebralizzati. Non intende un mostruoso “cervello di cervelli”. I cambiamenti futuri del processo evolutivo sono da ricercarsi, come sopra detto, nella direzione della personalizzazione, cioè un maggior affinamento della coscienza che permetta un corretto e produttivo uso della libertà. Dunque la super-umanità si può intravedere come un insieme di individui che proprio grazie a questo affinamento e conseguente aumento del senso e dell’importanza della persona, tendano sempre più all’unità,…. ma vi tendano accettando una “complessità” (cioè un assestamento collettivo) di ordine superiore, che conservi ed accresca in ciascuno il grado di personalità o meglio di irripetibile ed unica personalizzazione.

Il perfezionamento di quello che Teilhard definisce l’Homo Evolutivus, il compimento estremo del suo progredire in seno alla Noosfera, sta nel prendere coscienza di questo polo di convergenza universale e nel mettersi in relazione con lui.

 Articolo apparso su Teilhard aujourd'hui 7 (ottobre 2010)

 

[1] Pierre Teilhard de Chardin, Il Fenomeno Umano, Queriniana, Brescia 1995,  171

[2] Pierre Teilhard de Chardin, Verso la convergenza, Il Segno dei Gabrielli Editori,  Verona 2004, 207.

[3] Pierre Teilhard de Chardin, L’energia umana,Il Saggiatore, Milano 1984, 154.

[4] Vedi in proposito: Annamaria Tassone Bernardi, Teilhard de Chardin. La poesia del cosmo, Ediz. Studium, Roma 1997.

[5] Pierre Teilhard de Chardin, Verso la convergenza,Il Segno dei Gabrielli editori, Verona 2004, 48.

[6] Ibidem, pag.233.

[7] Ibidem, pag.246.

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